Il VO2max, o massimo consumo di ossigeno è un lavoro del dr. Stefano Petti che pubblico con piacere sul blog.
La contrazione muscolare è quel processo biomolecolare con cui un organismo può eseguire un movimento e necessita per questo di energia per compiersi.
Nell’attività sportiva le contrazioni si succedono con elevata intensità ed è chiaro che verranno esaltati tutti i processi metabolici che dovranno fornire energia adeguata per portare a termine le contrazioni in maniera efficace.
La molecola utilizzata dal nostro organismo per svolgere tale funzione è l’ ATP (adenosin trifosfato) che nel rilasciare un atomo di fosforo libera una quantità considerevole di energia.
I sistemi metabolici principali che producono tale sostanza possono avvenire sia in assenza di ossigeno (processi anaerobici) che in presenza di ossigeno (processi aerobici).
Normalmente nei nostri muscoli vi è immagazzinata anche una proteina, la creatina–fosfato, che è in grado di rilasciare energia senza utilizzare ossigeno, solo il suo effetto dura alcuni secondi, poi si esaurisce ed il muscolo dovrà ricorrere all’utilizzo di ossigeno per contrarsi in maniera prolungata ed efficace.
Volendo schematizzare praticamente quello che accade ad un atleta che pratica per esempio la corsa, le cose si succedono in questa maniera: se parte da una condizione di riposo, i primi dieci – venti secondi di contrazione muscolare sfrutteranno un meccanismo energetico anaerobico grazie all’utilizzo delle riserve di creatina fosfato, e della glicolisi (cioè carboidrati bruciati senza l'uso dell'ossigeno); dopo qualche minuto (da due a quattro a seconda dell'allenamento del soggetto) i meccanismi aerobici si sono adeguati alla richiesta energetica e inizia lo stato d'equilibrio.
Durante questo stato l'atleta consuma ossigeno e tale consumo è costante. Se lo sforzo aumenta anche il consumo d'ossigeno aumenta. A un certo punto il meccanismo aerobico non sarà in grado di fornire l'energia richiesta e inizierà la produzione di lattato. Il consumo d'ossigeno dell'atleta aumenterà comunque ancora finché a un aumento della richiesta energetica non ci sarà più incremento: l'atleta ha raggiunto il massimo consumo d'ossigeno che in genere si esprime in ml/min/kg (VO2max), e che indicherà dunque la massima potenza aerobica cioè il livello di potenza più elevato che il soggetto è in grado di mantenere a lungo.
Tale capacità è stabilita geneticamente, cioè ognuno di noi è “tarato per default” per esprimere una potenza aerobica diversa dagli altri e questo rappresenta solo una ragione tra le tante per cui alcuni si rivelano dei talenti innati per eseguire alcuni tipi di sport in cui tale variabile detta la differenza. C’è da aggiungere che questo parametro può essere migliorato con l’allenamento ed esistono numerosi test che valutano la soglia entro la quale si esprime la massima potenza aerobica e quindi l’intensità ottimale per una data prestazione, a cui può essere sottoposto l’atleta. Quello che è stato esposto è in realtà un po’ riduttivo per descrivere questi aspetti, ma in questa sede si intende solo rendere chiari i concetti fondamentali che descrivono il VO2 max.
Nella figura sottostante è stato utilizzato l’esempio della capacità che ha un lavabo nel far defluire del tutto il volume d’acqua che scorre dal rubinetto.
Il diametro del foro del fondo del lavabo rappresenta la capacità innata della nostra potenza aerobica, più è largo il diametro (più elevata è la VO2max) maggiore sarà la quantità di acqua (intensità dell’esercizio fisico) che defluirà dal rubinetto senza accumularsi sul fondo (alias senza accumulo di lattato) e che darà luogo ad una più elevata performance della prestazione (acqua in uscita).
Un allenamento specifico potrà incrementare ulteriormente la capacità aerobica di un individuo già geneticamente impostato su soglie elevate, ma come è stato detto pur essendo un parametro importante per indicare lo stato di forma di un atleta, il valore del VO2max non può essere estrapolato da altre variabili che influiscono sulle performance atletiche, come la funzione respiratoria, l’adattamento cardiovascolare, quantità di mitocondri nelle cellule muscolari, capacità di trasporto dell’ossigeno, attivazione del metabolismo lattacido etc..
dr. Stefano Petti
Conoscevo già alcuni meccanismi fisiologici citati ma, grazie a questo articolo, ho potuto approfondire maggiormente le mie piccole conoscenze.
RispondiEliminaE' un piacere ogni volta vedere con quanta semplicità riuscite a parlare di processi molto complessi per renderli fruibili a tutti noi.
Grazie di questo lavoro, sia al Dott. Petti che a Marco!